Miriam

La Casa madre-bambino

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Il progetto

Capita, talvolta, che una mamma o un bambino molto piccolo abbiano bisogno di aiuto perché si trovano in situazioni complesse: questa comunità offre loro una dimensione familiare ed intima, rispettosa dei bisogni psicologici, affettivi e socio-educativi della coppia madre-bambino, e li accoglie impegnandosi per garantire a ciascuna donna e ad ogni minore un’assistenza personalizzata. La comunità supporta la donna, madre con figlio o gestante che decida di riconoscere ma anche di non riconoscere il bambino, nell’acquisizione dell’autonomia e nella rimozione delle difficoltà che hanno reso necessario il soggiorno in comunità.


L’organizzazione interna garantisce a ciascuna donna rapporti significativi e continuativi con un educatore di riferimento e con gli altri ospiti della propria comunità; la comunità si fa garante della sicurezza delle donne e dei minori ospitati.


Ciascuna donna viene accompagnata, quando serve e se ciò è necessario, presso i vari servizi territoriali di cui necessita: consultori, strutture ospedaliere, medici, psicologi, servizi specialistici.


Ogni madre dispone di una cameretta, dotata di servizi igienici riservati, per sé e per il proprio bambino; può ricevere visite da parte di congiunti o amici concordandole con l’educatore per evitare disagi alle altre ospiti e sovraffollamento entro casa.A ciascuna donna chiediamo di occuparsi personalmente del bambino, garantendo tuttavia l’aiuto necessario in caso di necessità per motivi personali o di lavoro tramite un apposito servizio interno che viene attivato dagli educatori.Tutte le ospiti collaborano, seconda le possibilità di ciascuna, alla gestione della casa: le mansioni vengono concordate durante il periodo dedicato all’accoglienza, o in occasione degli incontri di verifica organizzati periodicamente dalla comunità. Anche questo, secondo noi, è un modo per fare comunità e incoraggiare l’assunzione di responsabilità. La comunità è aperta tutto l’anno e può ospitare fino a 6 coppie madre-bambino.

Rapporti con l'esterno

Con la famiglia

Qualora la donna manifesti il desiderio di essere supportata nella ricostruzione di rapporti con la famiglia che sono degenerati a causa della gravidanza, la comunità si impegna a valutare – in collaborazione con i servizi sociali – occasioni per ricostruire, e/o consolidare e/o promuovere relazioni familiari positive tra la coppia madre/bambino e i restanti familiari.
A tale scopo la comunità garantisce la fattiva e continuativa collaborazione con l’assistente sociale.

Con il mondo del lavoro

La comunità ha attivato nel corso degli anni una rete allo scopo di aiutare le donne in difficoltà a trovare un lavoro; è importante precisare che le educatrici sono attente a stimolare l’autonomia delle persone – anche nella ricerca del lavoro – pertanto intervengono solo all’occorrenza ponendo in essere aiuti diversificati e sempre orientati a “supportare” mai a sostituirsi all’attore principale. Per perseguire tali finalità la comunità mantiene rapporti con alcune attività produttive del territorio che manifestano il desiderio di contribuire a risolvere il problema lavorativo delle donne in difficoltà.


Tali sinergie non possono naturalmente garantire alle donne che verrà trovato loro un lavoro, ma semplicemente farsi garanti di un impegno orientato in tal senso.

Modalità di accesso ed accoglienza

Le madri e le gestanti sono segnalate dai servizi sociali, che formulano una proposta di inserimento in cui vengono definiti gli obiettivi, i criteri per verificarne il conseguimento e la presunta durata della permanenza.
Le donne vengono accolte per il periodo strettamente necessario a promuoverne l’autonomia, tuttavia vengono proposte – all’occorrenza – modalità di accompagnamento e verifica successive alla fuoriuscita dalla comunità.


L’inserimento avviene gradualmente per favorire la reciproca conoscenza tra le donne e il personale educativo.


Gli educatori presentano le regole della casa ed invitano le donne ad esplicitare le loro personali aspettattive allo scopo di chiarire eventuali dubbi e/o errate interpretazioni in merito alla tipologia di aiuto che possono ricevere.
Attraverso questo percorso la donna stabilisce con il suo educatore di riferimento una sorta di “patto” in cui entrambe le parti si impegnano a rispettare le regole concordate.


L’educatore annota giornalmente su un “diario di bordo” le proprie osservazioni riguardanti le donne e/o le coppie madri/bambini che segue; questi appunti consentono sia al singolo operatore che all’équipe di valutare in itinere l’andamento del progetto individuale e del più generale progetto di comunità.
Tali appunti servono inoltre per discutere con le donne direttamente interessate circa l’andamento del suo progetto nell’ottica di raccordarlo ad un più ampio progetto di vita.


Alle donne vengono poi presentati i servizi territoriali di supporto alla genitorialità che siano eventualmente stati suggeriti nel progetto individuale (Spazio Famiglia, gruppi di auto-aiuto, associazioni).

Finalità

Accogliere madri con figli o gestanti, che vivono situazioni complesse, per il tempo necessario alla soluzione del problema Qui ci si impegna costantemente per garantire a ciascuna donna e ad ogni minore un’accoglienza personalizzata. La comunità sostiene le donne accolte aiutandole a vivere la maternità in maniera consapevole, cercando di promuovere un rapporto significativo con il figlio, all’insegna di una genitorialità appagante e funzionale al soddisfacimento dei bisogni posti in essere dal bambino/a. Viene inoltre supportata la scelta della gestante che decide di non riconoscere il nascituro. La crescita dell’autonomia della donna e, in certa misura della coppia genitore/figlio, viene promossa e supportata anche grazie a sostegni specifici nello sviluppo dell’istruzione, nella ricerca e capacità di conservazione di un lavoro, di un alloggio e di una rete sociale di relazioni. Accanto all’accompagnamento affettivo/relazionale ed educativo quotidiano, di ciascuna ospite, la comunità è pronta ad attivare:

  • interventi di gruppo per supportare la genitorialità;
  • forme di supporto studiate ad hoc per sostenere la donna al momento in cui lascia la comunità per iniziare e/o riprendere una vita autonoma: tali aiuti si concretizzano sia attraverso la possibilità di confronti ed aiuti che la comunità continua a garantire anche dopo la dimissione dell’interessata, sia attraverso l’individuazione di famiglie di appoggio che si rendono disponibili ad “accompagnare” la donna durante la sua personale ricostruzione di reti sociali significative.

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